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Le Mans ’66 – La grande sfida

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Il «Rush» delle ruote coperte racconta l’epica guerra Ford contro Ferrari, che infiammò le gare di durata negli anni Sessanta. Cast all’altezza: Matt Damon è Carroll Shelby, Christian Bale interpreta Ken Miles, Remo Girone nel ruolo di Enzo Ferrari

«C’è un momento in cui a 7.000 giri al minuto tutto svanisce. La macchina diventa senza peso. Scompare. Resta un corpo che attraversa lo spazio e il tempo. È a 7.000 giri al minuto che l’incontri. È là che ti aspetta».

Settemila giri per sfiorare l’estasi, o la morte. E cinque minuti decisivi per colpire il pubblico allo stomaco. È così che si accende e si spegne il V8 di «Le Mans ‘66», con i pensieri di Carroll Shelby mentre attraversa la notte nella vittoriosa 24 Ore del 1959. Per completare la trilogia ideale iniziata con «Indianapolis» e «Le 24 Ore di Le Mans», mancava un film sulla mitica guerra tra Ford e Ferrari, iniziata nel 1963 e culminata nella vittoria americana del 1966. Il regista James Mangold («Walk The Line», «Logan The Wolverine») l’ha diretto con mano sicura sulla sceneggiatura tratta dal libro «Go Like Hell: Ford, Ferrari and their Battle for Speed and Glory at Le Mans» di A.J. Baime. Com’è? È il «Rush» delle ruote coperte, verosimile e spettacolare quanto ci si può attendere da un film hollywoodiano. E, in più, ha un cast di qualità raramente vista dietro il volante di un’auto da corsa. Il leggendario texano Carroll Shelby è Matt Damon, affiancato da un Christian Bale perfetto nei tratti spigolosi e nella dizione inglese del pilota Ken Miles. Nel ruolo del giovane Lee Iacocca c’è Jon Bernthal, specializzato nei ruoli di cattivo antipatico; Enzo Ferrari è interpretato da Remo Girone.La forza del destino.   Al di là della svolta epocale negli anni Sessanta, la guerra sportiva tra Henry Ford II e il Drake alimentò la leggendaria GT40. Come osserva il regista, «la sfida era ripercorrere la storia facendo provare al pubblico la passione, il cameratismo e l’energia dei piloti, dei progettisti, dei meccanici e dei tecnici, ma senza legarla al cliché della vittoria nella corsa. Pensavo che, se fossimo riusciti ad approfondire questi personaggi unici, vincere o perdere la gara avrebbe avuto un’importanza secondaria rispetto a vincere o perdere la vita… Credo che a tutti noi manchi il mondo di un tempo quando le cose erano un po’ pù naturali e l’uomo più incline al rischio». Più che come supereroi del motorsport, «Le Mans ‘66» racconta Shelby e Miles per quello che realmente erano, una coppia di satanassi legata da una profonda amicizia virile. Eroi riluttanti, pronti ad anteporre il risultato finale a qualsiasi cosa, dalla famiglia alla pelle. «La storia è leggendaria perché questi uomini hanno sfidato Dio e hanno vinto, non è così?», chiosa Christian Bale. «Dio era Enzo Ferrari: un genio, un Golia per reputazione e stile, un mito nel mondo delle corse. E questo piccolo gruppo di emarginati, grazie al sostegno di Ford e nonostante l’interferenza di Ford, lo ha battuto».

Alta fedeltà.   Sì, tutto bello, ma il film vale il biglietto? Quante auto ci sono e come sono girate le scene di gara? Di certo lo sforzo produttivo è stato importante. «Le Mans ‘66» è stato girato nell’estate 2018 fra la California meridionale, la Georgia e al circuito della Sarthe durante le 24 Ore, come fece Steve McQueen per il suo film. Molte delle auto da corsa sono state costruite dalla Superformance, un’officina per auto da collezione di Irvine, California, specializzata in repliche e ricostruzione di modelli degli anni Sessanta. La scenografia ha ricreato il quartier generale della Ford Motor Company di Dearborn, l’officina Shelby American e persino i box e le tribune di Le Mans di 60 anni fa. Una curiosità: gli esterni della fabbrica Ferrari che si affaccia sulla via Abetone e gli interni dell’ufficio del Drake sono stati fedelmente ricostruiti e filmati a Pomona, California. Nel cortile sono parcheggiate una copia della California Modena Spider del 1961 e una vera Silver Ferrari 275 GTB del 1966, prestata da un collezionista locale. E pazienza se nella versione originale sottotitolata (che raccomandiamo comunque) il modenese di Remo Girone lascia a desiderare e gli operai parlano con spiccato accento broccolino… Rimediano la colonna sonora con il rock period perfect e i costumi perfetti.

Sì, okay, ma ci vado o no?   Le due ore e mezza volano velocemente come un giro sulla Sarthe e l’effetto-fachiro, quello che lascia lo spettatore ritto sulla poltrona del cinema come se fosse rivestita di chiodi, è assicurato. Resta una domanda: quanto bisogna attendere ancora per vedere un film dal quale la Scuderia Ferrari non esca perdente e caricaturizzata?

«Le Mans ’66 – La grande sfida»

regia di James Mangold, con Matt Damon Christian Bale Jon Bernthal, Remo Girone.

Scritto da Jez Butterworth, John-Henry Butterworth, Jason Kelle.

Scenografie di François Audouy, montaggio di Michael McCusker e Andrew Buckland, effetti speciali Olivier Dumont

Musiche di Marco Beltrami & Buck Sanders, costumi di Daniel Orlandi.

Data d’uscita: 14 novembre, durata: 2h 32minuti

Distribuito da 20th Century Fox

 

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Pirelli BS3, 60 anni fa nasceva il pneumatico col cappotto per l’inverno

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Presentato nel 1959, il BS3 è stato fra i capostipiti della gamma di pneumatici winter Pirelli che oggi va dallo Scorpion al P Zero, passando per il Cinturato

Esattamente sessant’anni fa, nell’ottobre del 1959, la Pirelli, in occasione del Salone di Torino, presenta un pneumatico pronto ad affrontare in maniera ottimale le insidie dell’inverno. Stiamo parlando del BS3, ovvero del “Battistrada Separato 3”. La sua principale peculiarità? La carcassa e il battistrada non sono vulcanizzati assieme. Di conseguenza, quest’ultimo risulta facilmente intercambiabile. Una soluzione che consente di passare da prestazioni estive a invernali, o viceversa, senza nemmeno smontare il pneumatico dal cerchio.Genialità italiana. Rispetto ai prodotti impiegati fino a quel momento si tratta, indubbiamente, di una trovata moderna e particolarmente innovativa. Il brevetto del Pirelli BS3 porta la firma dell’Ing. Carlo Barassi, allora a capo della direzione tecnica pneumatici Pirelli, che sviluppò un’idea nata qualche anno prima dalla mente creativa dell’Ing. Giuseppe Lugli, responsabile del laboratorio fisico del settore gomma. Il principio di funzionamento è tanto semplice da spiegare quanto incredibile da immaginare in azione. Il battistrada, montato su tre anelli del diametro della carcassa, s’installa sul pneumatico e viene tenuto in sede dalla pressione dell’aria. Poi, in occasione del cambio climatico, si smonta il disegno del battistrada della stagione uscente e se ne monta uno più adatto a quella che sta per iniziare. E qui la storia s’incrocia con quella di un altro pneumatico storico della Pirelli: il Cinturato, che “presta” il disegno estivo al BS3.

Dalla strada alle competizioni. La sua produzione coincide con un’altra innovazione introdotta dall’azienda. Attraverso un accordo siglato con Autogrill, la Pirelli crea delle officine apposite nelle stazioni di servizio dell’Autostrada del Sole, dove i tecnici hanno il compito di sostituire i battistrada di BS3, oltre che offrire ogni altro tipo di assistenza agli italiani in viaggio. L’innovazione portata dalla Pirelli con il BS3 si fa largo anche nelle competizioni, in particolare fuori dall’asfalto: il Rally di Monte-Carlo del 1961 vede l’ottimo comportamento del BS3, con 28 equipaggi in gara e 23 arrivati in fondo. Il BS3 verrà poi evoluto nel BS, prima di uscire di produzione a seguito dell’arrivo sul mercato di auto sempre più moderne, con prestazioni che necessiteranno di coperture maggiormente specifiche.

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Aperte le iscrizioni alla coppa Milano-Sanremo 2020

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Si svolgerà dal 26 al 28 marzo 2020 la XII° rievocazione della Coppa Milano-Sanremo. Gli organizzatori di Equipe GrandPrix hanno già dato il via alle iscrizioni

Confermato il mese di marzo per la XII° rievocazione della Coppa Milano-Sanremo, gara di regolarità classica a calendario ACI Sport dal passato antichissimo e glorioso. La partecipazione sarà ammessa a un massimo di 100 equipaggi e ci si potrà iscrivere solo con vetture costruite entro il 1976 e in possesso di passaporto FIVA, di fiche FIA Heritage, di omologazione ASI, di fiche ACI Sport o dimostrando l’appartenenza a un registro di marca.Sportività ed eleganza. Un percorso di circa 700 km attraverserà la Lombardia, il Piemonte e la Liguria, e sarà intervallato da oltre novanta prove tra cronometrate e di media. L’intensità dell’aspetto agonistico non priverà però i partecipanti di tutti quegli aspetti che negli ultimi anni hanno reso la rievocazione storica della Coppa Milano-Sanremo una delle gare più glamour e di fascino in Italia e per l’estero.

Da Monza a Milano per cominciare. La rievocazione storica della Coppa Milano-Sanremo prenderà il via giovedì 26 marzo dall’Autodromo di Monza Eni Circuit, dove si svolgeranno anche le verifiche tecniche e sportive. Dopo una sfilata per il centro storico di Monza gli equipaggi si trasferiranno a Milano e parcheggeranno le loro vetture all’interno del suggestivo cortile dello storico Palazzo del Senato. La partenza ufficiale, invece, sarà data in serata dalla sede di ACI Milano, in Corso Venezia.

Dalle Langhe alla costa ligure. La prima tappa di venerdì 27 marzo porterà gli equipaggi, come da tradizione, a Rapallo, non prima però di aver attraversato il territorio delle Langhe, famoso non solo per il vino e il buon cibo ma anche per i suoi borghi medievali, tra cui Alba, dove è prevista la sosta pranzo. Sabato 28 marzo, invece, la seconda e ultima tappa terminerà a Sanremo, dove è nota l’accoglienza festosa che la Città dei Fiori riserva ogni anno ai partecipanti della Coppa Milano-Sanremo. Infine, dopo il grande successo riscontrato nell’edizione di quest’anno, si replicherà il trasferimento a Montecarlo per il gala dinner e la cerimonia di premiazione.

Curiosità. Immancabile anche per l’edizione del 2020 la prestigiosa Coppa delle Dame, concepita per la prima volta agli inizi del secolo scorso e alla quale gli organizzatori di Equipe GrandPrix tengono in maniera particolare.

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Aste: Bolaffi punta su Torino

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Venerdì 15 novembre a partire dalle ore 15.00 la Casa d’aste terrà nella propria sede torinese un incanto dedicato alle auto classiche, Youngtimer e memorabilia, con un catalogo di 97 lotti piuttosto intrigante

Lo scorso anno era stata la tranche di 197 lotti di automobilia provenienti dal fallimento della Bertone Stile ad attirate l’interesse dei collezionisti di tutto il mondo su Torino: disegni, documenti d’archivio, modellini di stile, parti di ricambio, cerchi, pneumatici, stampi, tutti aggiudicati con successo. Questa volta Bolaffi ci riprova con sessanta lotti di automobilia altrettanto interessanti racchiusi in una sezione del catalogo denominata “Car design, frammenti” che comprende ancora modelli di stile, disegni e bozzetti di varie provenienze.Pezzi rari. Si va dai modellini di stile provenienti ancora dal Centro Stile Bertone ad alcuni schizzi di Giovanni Michelotti molto rari. Schizzi della Pininfarina, in particolare per la lancia Flaminia Coupé; di Ercole Spada per Zagato riferiti alla Alfa Romeo Junior Z; di Marcello Gandini per Bertone riferiti alla ASA 100 GT e firmati Lello Gandini; del Centro Stile Fiat per la 124 Sport, per la 128 berlina, per la 128 Giardinetta, per l’Autobianchi A111, e A112; di Pio Manzù per una vettura a tre posti Fiat; di Vignale per Maserati e Matra; di Paul Bracq per le Bmw M1, 328 Touring e 525; di Giugiaro per la Lancia Delta nella originaria versione a due porte. Tutti acquistabile a prezzi stimati tra i 500 e i 3500 euro.

Una vera chicca. Chiude la sezione automobilia il modello di stile in scala 1:1 della Ferrari Rossellini, progetto di barchetta super sportiva della carrozzeria Castagna, realizzata sulla meccanica di una Ferrari 550 Maranello. Si tratta del modello di stile presentato al Salone di Ginevra del 2003 il cui nome è un omaggio alla passione per le fuoriserie di Maranello del famoso regista italiano (stimata 10.000-20.000 euro).

Molte auto. Corposa anche la proposta delle auto con una offerta di 36 modelli impostata prevalentemente sulle Youngtimer. Tra le quali numerose Porsche, la pattuglia più nutrita, dove spiccano una 911 50th Anniversary del 2013, versione celebrativa per i 50 anni del noto modello, prodotta in soli 1963 esemplari (stimata 140.000-160.000 euro); una 911 Speedster Turbolook (165.000-185.000 euro) e una 911 GT2 MK1 (130.000-160.000 euro).

Italiane e non… Tra le italiane da segnalare una Lancia Fulvia Rally 1600 HF “Fanalone” originalissima, mai modificata, con solo 58.000 km percorsi da nuova (stimata 100.000-120.000 euro); una Lancia Delta HF integrale Martini 5,l’esemplare 25 dei 400 prodotti, con interni pari al nuovo (130.000-160.000 euro); una Fiat Dino Coupé 2000 del 1969 completamente restaurata (40.000-50.000 euro); una 2000 GT Veloce del 1973 (40.000-50.000 euro) e una GT1300 Junior del 1966 (25.000-35.000 euro). Da evidenziare anche una Mercedes Benz 500 Sec Amg Widebody, nata come 500 SEC e trasformata da AMG quando questa era azienda era ancora una struttura indipendente (55.000-80.000 euro); una BMW B3 S Cabriolet Alpina, l’unica esistente in Italia (30.000-35.000 euro); una Ford Sierra RS Cosworth del 1986 (35.000-50.000 euro); e una Golf GTI MK1 “Fioriserie”, vettura unica sul mercato italiano degli anni Ottanta con volante in pelle, mascherina a 4 fari e vetri bronzati (25.000-30.000 euro). Tre le vetture barn find in vendita e senza prezzo di riserva: una Talbot Sunbeam Lotus 2.2 del 1980, (10.000-15.000 euro); una Fiat 500 Moretti Coupé del 1966, ( 3.000-6.000 euro); e un’Autobianchi A112 Junior del 1984, ancora con la targa originale ( 2.000-4.000 euro).

Informazioni utili. Tutti i lotti sono visionabili tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 19.00, da martedì 12 novembre fino al momento della vendita (il 15 novembre ore 15.00), presso il Garage Bolaffi, Corso Verona 36/E, Torino. Qui tutte le info e il catalogo dell’asta in pdf.

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Doxa Sub 300T Conquistador

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Il nuovo 300T Conquistador è un omaggio al suo storico predecessore, una testimonianza dell'expertise di Doxa nella nicchia degli orologi per immersione

Nel 1969 Doxa presentò il Sub 300T Conquistador, tra i primi diver del mercato equipaggiati con valvola per lo scarico di elio, ghiera girevole unidirezionale e quadrante arancione per migliorare la leggibilità sotto acqua. Si trattava di un modello importante per la Casa svizzera fondata nel 1889, un orologio da immersione studiato per un pubblico generalista, che stava dimostrando un interesse sempre più grande nei confronti della subacquea. A cinquanta anni di distanza il nuovo 300T Conquistador è un omaggio al suo storico predecessore, una testimonianza dello storico expertise di Doxa nella nicchia degli orologi per immersione.

6 versioni, ciascuna con il suo nome. Il Sub 300T torna con una gamma particolarmente ampia. È infatti proposto in ben sei versioni di quadrante. Ciascuna definisce una denominazione precisa del modello: naturalmente il tradizionale arancione (Professional), giallo (Divingstar), blu (Caribbean), turchese (Acquamarine), grigio argento (Searambler) e nero (Sharkhunter). Lo stile del Sub 300T Conquistador lo rende inconfondibile tra gli appassionati di subacquea e i conoscitori del brand Doxa. La cassa in acciaio 316L ha un diametro di 42,5 mm e uno spessore di 14. È protetto da vetro in cristallo di zaffiro ed è integrato fondello chiuso, corona con chiusura a vite e con lunetta provvista di ghiera girevole unidirezionale (con brevetto Doxa). Questa riporta incisa, sulla parte più esterna,  i dati di immersione: profondità misurata in piedi e, sulla parte più esterna, il tempo in minuti.

1.200 metri. All’interno è equipaggiato con movimento meccanico, calibro 2824-2, meccanico a carica automatica. Il quadrante visualizza ore, minuti, secondi e datario nella piccola finestrella alle 3 ed è integrato con indici coperti di superluminova. Il movimento fornisce 42 ore di riserva di carica. Il Sub 300T Conquistador fornisce impermeabilità fino a 1.200 metri di profondità ed è corredato con cinturino in gomma (prezzo 1.850 euro) o bracciale in acciaio (prezzo 1.890 euro).

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Compie cent’anni la Fabbrica Automobili Sportive Torino (Fast)

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Il marchio Fast, operativo dal 1919 al 1924, nacque da un’idea di Arturo Concaris, proprietario di un'azienda di motori per aerei

L’imprenditore aveva deciso di sperimentare il settore delle auto sportive, dato che il segmento dell’aeronautica, con la fine della prima guerra mondiale, sarebbe stato meno redditizio. Si inizia con la Tipo, un'auto sportiva con un motore con bielle e pistoni in alluminio a 4 cilindri. L’auto corre bene nelle gare locali; il motore non era diverso da quello della Bentley 3 litri. La Bentley era una casa automobilistica nata lo stesso anno in Inghilterra per produrre auto di lusso ed è ancora oggi uno dei fornitori della Casa Reale. Meritevole di attenzione, per il modello della Fast, il tubo ad ingresso conico collocato accanto a quello di scarico per favorire l'uscita dei gas dalle camere di combustione. Durante tutta la produzione viene seguita la pratica di progettazione del 1919, con un cambio a tre velocità e due serie di freni espandibili.Oltre la Manica. L’auto sbarca in Gran Bretagna: non per niente la sigla Fast, assolutamente italiana, in inglese vuol dire veloce. Il concessionario britannico era il pilota Giulio Foresti: gestiva l'agenzia Fast dal Bryanston Garage a Crawford Place al largo di Edgware Road e St James's Street a Londra, anche se la Fast non arrivò mai al Motor Show di Londra.

Fine di un’avventura. Quattro anni dopo, nel 1923, l’impresa viene ceduta ad Alberto Orasi, progettista dell'Aurea presso le Società Italia Ferrotaie; il nome cambia in Fast Fabbrica Automobili Sport Torino Ing. Alberto Orasi e le auto sportive continuano ad essere prodotte fino al 1924. Però le vetture costano troppo, si vendono poco e la chiusura è inevitabile. Tra gli altri modelli la Tipo 2T e la Tipo 2S, rispettivamente la versione turistica e sportiva, con cambi a quattro velocità.

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Panerai Luminor Marina Titanio/DLC Bucherer Blue Edition 44 mm

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Dalla collaborazione tra il marchio fondato a Firenze nel 1860 e la storica catena di boutique nasce una versione speciale del Luminor Marina con quadrante blu

La catena di Boutique Bucherer (quasi centotrenta anni di storia e negozi in tutto il mondo) nel 2016 ha lanciato una linea di orologi in collaborazione con i più importanti brand del mondo. La famiglia di modelli Blue (la tiratura di ogni edizione limitata è variabile) ha la sua caratteristica qualificante nel colore blu intenso del quadrante che intende imprimere il marchio di fabbrica del brand Bucherer ma anche celebrare un iconico modello di un marchio del settore. Bucherer e Panerai hanno già collaborato nel 2016 con la serie speciale Radiomir Bucherer Blue. Il nuovo risultato della partnership è il Luminor Marina Titanio/DLC Bucherer Blue Edition.

Caratteristiche. Questo modello speciale (ref. n. 01021) ha la cassa da 44 mm di diametro in titanio spazzolato con trattamento DLC. La sua caratteristica più rilevante è la tonalità di blu del quadrante, che richiama il fondale marino e l’essenza stessa della Casa Panerai, dalle origini concentrata sulla produzione di strumenti per ogni genere di attività marine. Il Luminor Marina Titanio Bucherer Blue è equipaggiato con il calibro di manifattura P.9010, meccanico a carica automatica, interamente sviluppato e prodotto in casa. Ha una frequenza di oscillazione di 28.800 alternanze l’ora e fornisce un’autonomia di marcia di 72 ore (tre giorni). Sul quadrante, con tradizionale struttura “a sandwich” e protetto da vetro in zaffiro antiriflesso, visualizza ore, minuti, piccoli secondi al 9 e datario con finestrella al 3. Il fondello serrato riporta inciso, oltre al logo Officine Panerai, il marchio “Bucherer 1888” e il numero dell’esemplare. L’impermeabilità è garantita fino a 300 metri di profondità.

Prezzi. È corredato con bracciale in tessuto denim in colore antracite con impuntura beige (la confezione contiene anche un più sportivo cinturino in gomma per l’utilizzo più sportivo e consono allo scenario di un’immersione. Entrambi sono forniti di fibbia in titanio. Edizione speciale di 188 pezzi, in vendita dallo scorso 24 ottobre presso le boutique Bucherer e sul sito ufficiale. Prezzo: 11.500 CHF.

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Vortic Military Edition

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La storia aeronautica militare americana in una serie limitata di 50 esemplari prodotti con pezzi originali di un orologio “24 ore” utilizzato durante la seconda Guerra Mondiale. Il lancio il prossimo 12 novembre

Questa storia inizia qualche anno fa quando un cliente si presenta ai laboratori Vortic in Colorado con un orologio da tasca e chiede di trasformarlo in un orologio da polso. Era un cimelio di famiglia al quale era molto legato e desiderava poterlo indossare tutti i giorni. Vortic ha già fatto questo tipo di trasformazione altre volte ma in questo caso la sorpresa è grande: non ha mai visto un orologio con quadrante a 24 ore. Dopo una ricerca emerge che si tratta di un esemplare del modello prodotto per le Forze Aeree degli USA durante la seconda Guerra Mondiale.

Un po’ di storia. All’inizio del conflitto tre delle più importanti aziende americane di orologeria, Elgin dell’Illinois, Waltham del Massachussets e Halmiton della Pennsilvania adattarono la produzione agli scopi militari e convertirono la produzione a un unico modello con quadrante standard e indicazione delle 24 ore. Questo, grazie alla funzione di stop dei secondi, poteva essere utilizzato come orologio ma anche come cronometro. Veniva impiegato sui bombardieri B17 B24 e B29. Sul quadrante riportava la sigla GCT, acronimo di Greenwich Civil Time, lo standard di riferimento per la misura del tempo in quel periodo. Dopo la fine del periodo i GCT persero di interesse: molti furono gettati via, qualcuno conservato come cimelio.

Cuore originale. Vortic ha deciso di ridare importanza a questo strumento di un lontano e burrascoso passato con il lancio del Military Edition. L’azienda ha recuperato i movimenti originali del GCT e iniziato la produzione di una piccola tiratura di cinquanta esemplari. Ogni calibro, un meccanismo (meccanico a carica manuale) vecchio di ottanta anni, è stato restaurato e revisionato (anche attraverso la produzione di componenti mancanti o irrecuperabili) fino a raggiungere condizioni di funzionamento “pari al nuovo”. Ove possibile il Military Edition mantiene solo componenti di un GCT d’epoca (compreso quadrante e lancette). Il movimento è ospitato all’interno di una (nuova) cassa in titanio da 49 mm di diametro con trattamento DLC. Sul quadrante sono visualizzate ore, minuti e secondi su un ciclo di 24 ore. La corona è posta alle ore 12 ed è corredato da cinturino in pelle o tessuto/pelle.

Il programma. Il Military Edition verrà ufficialmente lanciato sul sito ufficiale di Vortic il prossimo 12 novembre. Qualche giorno dopo partirà la produzione. Verranno costruiti su richiesta 50 esemplari, che saranno proposti al prezzo di 4.995 Dollari. Vortic sta valutando altre tirature ma questo dipende dai GCT originali che saranno trovati.

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Le auto dei film: quali sono le più famose?

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Non solo attori: in numerosi film l’attenzione è catturata anche da particolari vetture. Ecco la lista delle auto più famose comparse sul grande schermo

Nel corso della longeva e corposa storia del cinema numerosi film diventati celebri non hanno messo in luce solamente dei personaggi di spicco, più o meno celebri, ma anche degli oggetti diventati culto. Una figura di prim’ordine, tra quest’ultimi, è indubbiamente rappresentata dalle automobili. Eleganti e super-sportive italiane o inglesi, americane muscolose o prototipi costruiti ad hoc. In altre parole, in linea con la trama, a molti film si affianca spesso un’auto specifica. Ma una volta terminate le proiezioni e attenuato il “periodo di gloria” iniziale, quante di queste vengono ricordate dal pubblico e associate alla pellicola in questione? Ora, grazie alla recente classifica stilata da un sondaggio effettuato dagli inglesi di Click4reg, possiamo dirvi quali sono le auto dei film più famose.    Una top five speciale. Al primo posto di questa particolare classifica si posiziona la DeLorean DMC-12, la mitica auto con porte ad ali di gabbiano resa famosa dal film "Ritorno al Futuro" del 1985, interpretato da Michael J. Fox e Christopher Lloyd. Al secondo posto, invece, troviamo un’auto dalle forme meno “convenzionali” realizzata per riprendere lo stile e il carattere del suo personaggio-eroe. Stiamo parlando della Batmobile con la quale Batman, alias Bruce Wayne, nelle varie serie scorrazzava per Gotham City, dando la caccia ai cattivi. Sul terzo gradino del podio l’americana che fa da sfondo al balletto di John Travolta “Greased Lightning” in Grease, nel 1978. A chiudere la top five troviamo in quarta posizione la ECTO-1 utilizzata dal team di “acchiappa-fantasmi” in Ghostbuster (1984) e in quinta la Wet Nellie, creata per il film di James Bond  “The Spy Who Loved Me” (1977) basandosi sulla Lotus Esprit S1.

Tante inglesi e americane. L’elenco della auto famose, facilmente riconoscibili e associabili al film di comparizione, comprende poi le Aston Martin di James Bond, sia la DB5 di “Goldfinger” sia la DBS V12 di Casino Royale. Non mancano neppure una folta schiera di vettura americane, dalla Ford Gran Torino utilizzata in “Big Lebowski” alla Mustang GT di “Bullit”, passando per il famosissimo “Generale Lee” di “Dukes of Hazzard”.  Nella parte bassa della classifica, purtroppo, si posiziona la stupenda Alfa Romeo 1600 Duetto Spider utilizzata nel film “Il laureato”, riconosciuta (e associata al film) solo dal 24% degli intervistati.   

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Duzu Watches F35

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Un nuovo pilot automatico con calendario annuale che abbandona lo stile classico e cerca l’accostamento con un jet da guerra. Presentazione ufficiale tra pochi giorni

L’obbiettivo era creare un orologio di ispirazione militare. Ma non solo. Duzu Watches pensava a un modello da aviatore con un sapore già iconico, che fosse capace da subito di conquistare gli amanti dell’orologeria attenti allo stile. Ma anchegli appassionati che ricercano un orologio con una personalità ipermoderna, forte e orientata al funzionalismo, senza decori e orpelli. E che non vogliono rinunciare a qualità, affidabilità e accessibilità dal punto di vista del prezzo. Ebbene: a pochi giorni dal lancio Duzu pensa di esserci riuscita e ci presenta in anteprima le prime immagini del suo Flieger automatico che sarà tra qualche giorno disponibile sulle piattaforme di crowdfunding.

Uno “strumento” da aviatore al polso. L’F35 viaggia con decisione verso destinazioni “supersoniche” nell’alto dei cieli. Nel design richiama la strumentazione di un jet: forme semplici e audaci che si rifanno alle proporzioni slanciate di un velivolo da guerra. La cassa in titanio ha un diametro di 42 mm e uno spessore di 13,5. Il quadrante nero opaco (con scala dei minuti sul rehaut) è protetto da vetro zaffiro anti riflesso e riporta indici a bastone con cifre di grandi dimensioni alle 6 e alle 12. Manca la lunetta: questa caratteristica aumenta la pulizia stilistica, rende lo stile più rigoroso e minimalista, orientato al razionalismo. Oltre a ore, minuti e secondi centrali con grandi lancette scheletrate l’F35 visualizza il calendario annuale: giorno del mese tramite la finestrella alle 4, mese dell’anno sul piccolo quadrante alle 3 e giorno della settimana su un ulteriore contatore alle 9. Per la regolazione: il pulsante a ore 2 serve per la regolazione del mese; si svita la corona e la si estrae al secondo “click”; quindi: ruotando in senso orario si regola il datario, ruotando in senso antiorario si regola il giorno della settimana.

Tre colori. Si può scegliere fra tre tipologie di superluminova per la lettura al buio e rimessa dell’ora o del calendario: pigmento verde, azzurro o arancione. Anche il trattamento della corona conferisce una accesa illuminazione in condizioni di scarsa luce. All’interno il Duzu F35 è equipaggiato con un movimento Miyota 9122, meccanico a carica automatica (è possibile caricare l’orologio anche manualmente) e funzione hacking per una regolazione ancora più precisa. Questo movimento “pulsa” a 28.800 alternanze l’ora e garantisce 40 ore di autonomia. Il fondello serrato in titanio offre impermeabilità fino a cento metri e rappresenta una specie di manuale di istruzioni molto sintetico: visualizza le caratteristiche dell’orologio, dimensioni, impermeabilità (fino a cento metri) e numero dell’esemplare. Sulla parte bassa, in forma stilizzata, è impresso il frontale dell’F35. Il Duzu F35 è corredato di cinturino in tessuto (parte interna in pelle) e fibbia in titanio. Il lancio è previsto per il prossimo 14 novembre.

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Only watch 2019: un Patek Philippe diventa l’orologio più costoso del mondo

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All’asta benefica organizzata a Ginevra polverizzati i precedenti record.  Un esemplare unico con due quadranti, cinque suonerie, venti complicazioni

L’annuale asta benefica Only Watch, organizzata a Ginevra per la raccolta di fondi a favore della ricerca sulla distrofia muscolare, ha incoronato un Patek Philippe orologio più costoso del mondo: si tratta di un esemplare unico costruito “riempiendo” di complicazioni entrambi i quadranti. È stato battuto, dopo dodici appassionanti minuti di battaglia a colpi di rilanci, a 31 milioni di Franchi svizzeri, corrispondenti a oltre 28.200.000 euro. Il nuovo “primate” è il Grandmaster Chime con referenza 6300A-010, espressamente progettato, sviluppato e costruito da Patek per questa iniziativa con un lavoro di oltre 100.000 ore. Patek Philippe ha dichiarato che si è trattato dell’orologio più complesso mai prodotto dall’azienda.

Battuti tutti i record. Il Grandmaster Chime per Only Watch ha superato, e con ampio margine, i più alti prezzi di aggiudicazione avvenuti negli ultimi anni. Nel 2017 un Rolex Daytona, versione Paul Newman, “di” Paul Newman, esemplare con ref. 6265 appartenuto al mitologico attore americano, è passato di mano per 17,7 milioni di dollari a un’asta organizzata dalla casa d’aste Phillips a New York. Il record assoluto apparteneva a un Patek Philippe da tasca pagato oltre 24 milioni di dollari da Sotheby’s nel 2014. Sabato scorso, a Ginevra, è stato messo a segno un risultato eccezionale.

Cassa in acciaio. Quest’opera d’arte si basa su una cassa in acciaio con diametro di 47,7 mm e uno spessore di 16. I quadranti sui due lati (uno in oro rosa, l’altro in tinta marrone ebano; il primo riporta l’orgogliosa indicazione “the only one” sotto le ore 12) riportano indicazioni su ogni centimetro quadrato disponibile. A queste si aggiungono cinque tipologie di suoneria meccanica, due delle quali fornite di brevetto. Sono il risultato dell’azione del calibro 300 GS AL 36-750 QIS FUS IRM, meccanico a carica manuale, sviluppato espressamente per l’occasione. Questo movimento, equipaggiato con quattro bariletti di carica, deriva dal “motore” del modello con ref. 5175 nato nel 2014 in occasione dei 175 anni della manifattura, prodotto in soli sei esemplari, ognuno proposto al prezzo di 2,2 milioni di dollari.

Venti complicazioni. Il movimento del Patek Philippe Grandmaster Chime è composto da 1.366 componenti. A questi se ne aggiungono altri duecento quattordici per la cassa. Questo visualizza complessivamente venti  complicazioni: tra queste, oltre a ore e minuti, ci sono anche secondo fuso orario, indicatore giorno/notte, indicatore di isolamento delle suonerie, ripetizione minuti, rintocco mediante grande e piccola suoneria, datario e giorno della settimana (su entrambi i quadranti), ciclo dell’anno bisestile mediante lancetta, anno in corso (apertura con quattro cifre al centro del quadrante) e indicatore modalità di funzionamento secondo la posizione della corona.

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Fiat 131 Supermirafori, l’evoluzione della specie

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In commercio da quattro anni la 131, nel 1978, presenta un’evoluzione per rimanere al passo con la concorrenza. La punta di diamante dell’upgrade è rappresentata dalla 131 Supermirafiori

Siamo nel 1978 e la 131, ormai da quasi quattro anni, rappresenta la Fiat nel settore delle vetture con medie cilindrate. Fin dal suo debutto in società ha riscosso un buon consenso in una categoria diventata particolarmente competitiva, nella quale si trovano numerosi nuovi modelli di tutte le maggiori Case europee. Con l’aggiornata gamma del ‘78 il marchio torinese ha voluto ammodernare il modello, migliorando gl’interni, le finiture e perfezionando la meccanica, per farlo risultare all’altezza delle agguerrite concorrenti. Punta di diamante di questo upgrade è la Supermirafiori, equipaggiata con gli stessi motori usati sulle Lancia Beta.Aggiornamenti mirati. La carrozzeria della vettura non è stata stravolta, bensì modificata solamente in alcuni componenti specifici. Nel complesso la Supermirafiori rimane un’auto dall’aspetto classico, sebbene la linea risulti lievemente superata rispetto a quella delle più recenti avversarie. Contribuiscono al miglioramento stilistico le maggiori dimensioni sia delle gomme sia dei gruppi ottici. Davanti, per esempio, ci sono grossi fari rettangolari che sostituiscono quelli doppi circolari delle vecchie Special. Nuovi e maggiorati anche i gruppi ottici posteriori, che comprendono anche le luci di retromarcia e i fari fendinebbia. Sparite, sui cofani, le nervature longitudinali. Il look è infine completato da cerchioni a quadrifoglio, come quelli delle 132.

Interni funzionali. L’abitacolo è spazioso, accogliente e vanta una dotazione di serie sufficientemente completa. Il disegno della plancia, morbido e lineare, continua come una cintura lungo l’abitacolo. Funzionale e con pozzetti portaoggetti la console centrale. La strumentazione è pressoché identica a quella della vecchia versione: di tipo quadrangolare ha un disegno un po' vecchiotto rispetto a quello della plancia. Prendendo in considerazione l’aspetto tecnico, anche per la nuova Supermirafiori la Fiat riprende lo schema del 1974, cioè quello della prima versione. Si tratta perciò di una vettura classica, sia come impostazione generale (motore anteriore, trazione posteriore) che nell’adozione delle varie componenti (motori, cambio e sospensioni) già adottate su altre vetture della Casa.

La prova di Quattroruote. Poco dopo la presentazione, la “nostra” rivista proverà in maniera approfondita la Supermirafiori, nella versione spinta dal motore di 1.3 litri da 78 cv. La vettura, nel complesso, ottiene dei giudizi positivi. Il motore mette in luce buone doti di potenza, sebbene risulti poco omogeno al minimo e rumoroso ai regimi più alti. In compenso la tenuta di strada (quattro stelle) è buona quasi in ogni situazione, così come il confort offerto ai passeggeri (quattro stelle). Lo sterzo, seppur troppo pesante in manovra, è abbastanza preciso mentre i freni manifestano una buona resistenza. L’unico appunto riguarda il cambio (due stelle): la manovrabilità è imprecisa e, a volte, difficoltosa.

La quotazione attuale. Il valore odierno di una 131 Supermirafiori è decisamente abbordabile, in quanto il range di prezzi varia da un minimo di duemila a un massimo di seimila euro, per un modello in perfette condizioni.

Diteci la vostra. E voi, cosa ne pensate della 131 Supermirafiori? In quel periodo l’avreste comprata oppure avreste optato per un’altra versione o, addirittura, per un altro modello/marchio? Fatecelo sapere attraverso i commenti qui sotto. Inoltre, se avete una storia originale sul suo conto, potete scriverci una mail all’indirizzo di posta redazione@ruoteclassiche.it.

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Asta Bolaffi: in vendita anche la Panda 4X4 di Gianni Agnelli

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Una delle interessanti vetture che, tra non molto, Bolaffi batterà all'asta a Torino è una Fiat Panda speciale. Si tratta di una 4x4 appartenuta a Gianni Agnelli

Sono numerose le chicche che Bolaffi metterà all’asta sabato 15 a Torino (ne abbiamo parlato in questo articolo) ma ce n’è una che merita un approfondimento maggiore: il lotto n° 75, quello relativo alla Fiat Panda 4x4 che ebbe come primo proprietario Gianni Agnelli, uno degli uomini più potenti d’Italia, scomparso il 24 gennaio 2003. Si tratta di una Panda 4x4 Trekking (telaio ZFA141A0008054629) che l’Avvocato utilizzò a St Moritz dal 1993 al 2001 come tender per i movimenti in città o per raggiungere le piste da sci. La vettura era immatricolata a suo nome (come riportato sul libretto di circolazione) ed era stata personalizzata in modo semplice ed elegante secondo i gusti dell’Avvocato, con la carrozzeria verniciata in argento metallizzato e percorsa sui fianchi da due profili blu e neri, un “marchio” distintivo presente sulle vetture di famiglia.Un modello molto caro all'avvocato. Agnelli aveva una vera passione per le Panda e pare ne avesse una in ogni località che frequentava più assiduamente (si ricorderà anche la Panda Rock Moretti, utilizzata negli anni Ottanta in Corsica ed esposta nel 2013 in una mostra dedicata alle sue auto presso il Museo dell’auto di Torino). Dopo di lui la vettura ha avuto altri tre proprietari, l’ultimo dei quali pare sia un giovane torinese, non è chiaro se vicino o meno alla famiglia Agnelli. Per il restauro si è comunque rivolto al Garage Italia, una struttura di proprietà di Lapo Elkann, nipote dell’Avvocato, specializzata in personalizzazioni di mezzi a motore. Garage Italia ha però effettuato un restauro non propriamente “conservativo” dell’originalità della vettura, bensì del tipo “restomod”: termine composto dalle parole inglesi restoration e modding, restauro con qualche modifica.

Caratteristiche. All’esterno la Panda è rimasta identica all’originale, ma nell’abitacolo è evidente la firma del Garage Italia: sedili e pannelli sono infatti rivestiti con un tessuto in tonalità blu, rispettoso dei gusti di Gianni Agnelli, ma prodotto dall’azienda tessile biellese Vitale Barberis Canonico e lavorato con un motivo quadrangolare. Sicuramente un’auto unica nel suo genere, oltre che un cimelio importante per i collezionisti di auto storiche, con ancora il motore originale (un 4 cilindri di 1.1 litri) in perfette condizioni, così come la trazione 4X4 e il cambio a cinque marce.

Prezzo. L’auto è stimata dai 20 ai 30 mila euro, un valore molto elevato rispetto alla quotazione di poche migliaia di euro di una Panda Trekking di serie in ottime condizioni, non personalizzata e non appartenuta a un personaggio così famoso come Gianni Agnelli. Si tratta ora di vedere se il mix di personalizzazione e di personalità del suo primo proprietario troveranno un nuovo estimatore a quelle cifre. L’appuntamento è per venerdì 15 novembre alle ore 15.00 nella sede Bolaffi di corso Verona 36/E a Torino.

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Retro Classic Stoccarda a Milano AutoClassica 2019

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Punto di riferimento a livello internazionale nel settore heritage, Retro Classic Stoccarda parteciperà a Milano AutoClassica per il secondo anno consecutivo

La nona edizione di Milano AutoClassica, in programma dal 22 al 24 novembre, ospiterà per la seconda volta Retro Classic Stoccarda, nel Padiglione 22. Tra i migliori interpreti internazionali del "ruolo" gli organizzatori del salone tedesco presenzieranno alla fiera milanese con un ampio stand, che vedrà esposte le vetture più importanti del loro ricco parco espositori.Partner d’eccezione. L’elenco dei rivenditori premium che condivideranno i 600 metri quadrati di spazio espositivo del Retro Classic a Milano comprende, per esempio, “RealAUTO” di Schweinfurt e lo specialista HK-Engineering di Polling, l'unica azienda al mondo che dal 1984 restaura esclusivamente preziose Mercedes-Benz 300 SL. Quest’ultima, alla kermesse milanese, esporrà due esclusive SL, una coupé e una roadster. Nell'officina di OM Automobile, con sei auto in esposizione, il cuore batterà invece per una serie di Porsche con motori raffreddati ad aria: tra le più interessanti, una Porsche 356 Speedster Pre A 1600, costruita nel 1955 e una Porsche 991 Targa 4S 3.8.

Un’occasione da non perdere. “Si dice che Milano sia la città più europea d’Italia” spiega Karl Ulrich Herrmann, amministratore delegato della Retro Messen GmbH. “Il fascino internazionale della sede della fiera e la sua risonanza rendono questa manifestazione estremamente interessante per i nostri partner, che a Milano possono presentarsi a una esclusiva clientela, aprire a nuovi target e stabilire contatti. La Fiera di Milano non è solo uno dei più grandi, ma anche uno dei più moderni centri espositivi al mondo. Grazie alla sua infrastruttura tecnica è la location ideale per una fiera classica.”

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F.P.Journe Astronomic Souveraine: perdersi tra le stelle e trovare la strada di casa in terra

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Un modello speciale, prodotto in pochi esemplari l’anno, farcito di complicazioni. Lo scorrere del tempo diventa silenziosa contemplazione

Dopo aver raggiunto l’alto prezzo di aggiudicazione all’asta Only Watch lo scorso weekend (1,8 milioni di Franchi Svizzeri, raggiunti in pochi minuti da un prezzo di partenza di 300.000; è il prezzo più alto mai raggiunto all’asta per un orologio prodotto da un piccolo marchio indipendente) F.P. Journe presenta il modello definitivo dell’Astronomic Souverain. La maison lo definisce “un orologio per perdersi tra le stelle e ritrovare la strada di casa”. Vuole essere “uno strumento”, un oggetto prezioso che in tempi lontani sarebbe servito per orientarsi nel cielo notturno. Ma, soprattutto, invece che aprire una finestra sulla volta celeste, questo modello vuole celebrare la gloria del tempo.

Uno schizzo su un foglio. L’Astronomic Souveraine nasce da un foglio di carta accartocciato gettato in un cestino. La sua storia inizia una quindicina di anni fa da Charles Journe, figlio di François-Paul Journe: un disegno tracciato senza alcun ragionamento, partorito naturalmente e, per di più, da un individuo nemmeno coinvolto professionalmente nel settore, accende una scintilla. Sul quadrante viene tracciato il percorso del sole ma non è ancora il momento giusto sebbene l’idea riportata in quello schizzo sia comunque molto interessante. Il tempo è stato galantuomo e oggi, dopo sei anni di studi e ricerche, quei tratti riportati senza alcun obiettivo sono tradotti in realtà. L’orologio, equipaggiato con un movimento a carica manuale, avrebbe avuto spazio per più complicazioni. Allora sarebbe stata necessaria abbastanza energia per azionarli tutti. L’ispirazione è arrivata da uno dei primi F.P. Journe prodotti, un modello da tasca costruito nell’87 su precise specifiche richieste dal cliente. Allora, godendo di completa libertà creativa, fu concepito un orologio con tourbillon pluricomplicato, con contenuti senza mezzi termini eccezionali. Era un tourbillon con visualizzazioni multiple, che non teneva conto dell’architettura su cui si basava. A quasi trenta anni di distanza la visione di Francois-Paul- Journe verso un moderno orologio astronomico da polso tiene conto che un prodotto del genere deve esprimere una personalità distintiva e caratteristiche meccaniche di affidabilità.

Tourbillon. L’Astronomic Souveraine ha cassa in acciaio da 44 mm di diametro e 13,8 mm di spessore. All’interno è mosso dal calibro 1619, meccanico a carica manuale, dotato di tourbillon, interamente costruito in oro 18K e dotato di bilanciere a inerzia variabile. Si muove grazie all’azione di due bariletti di carica. Questo movimento, formato da 758 componenti (senza considerare il quadrante) raggiunge la massima carica di funzionamento con trentaquattro giri di corona. Batte a 21.600 alternanze l’ora e fornisce fino a 40 ore di riserva di carica. Complessivamente visualizza diciotto differenti informazioni sui due lati del quadrante.

Due quadranti. Sul lato frontale  (è realizzato in oro bianco e i suoi indicatori secondari sono decorati con lavorazione clous de Paris) riporta: ore e minuti del tempo civile (piccolo contatore al 3; la lancetta blu riporta un secondo fuso orario), tempo siderale (contatore al 9; è il tempo effettivamente impiegato dalla terra per compiere un giro su se stessa ed è differente dalle 24 ore che utilizziamo come convenzione), piccoli secondi (contatore in basso a destra rispetto al tempo siderale), minuti centrali e riserva di carica del movimento, alba e tramonto (finestrella ad arco in cima al quadrante. Sulla carrure a sinistra è presente il carrello che, una volta tirato verso il basso, riproduce il suono della ripetizione minuti.  Sul lato posteriore l’orologio visualizza equazione del tempo, calendario annuale e ciclo dello zodiaco. F.P.Journe non dichiara quale sarà la produzione dell’Astronomic Souverain, limitandosi ad accennare che ne verranno allestiti solo pochi esemplari l’anno.

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Asta Bolaffi: record del mondo per la Panda 4×4 di Agnelli, battuta a 37mila euro

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Risultato sorprendente: Aste Bolaffi ha da poco annunciato un inedito record mondiale in asta per una Panda 4X4, messo a segno dall’auto appartenuta a Gianni Agnelli

In seguito a una vivace contesa tra vari offerenti - durante l’asta effettuatasi nelle scorse ore a Torino - la Panda 4x4 Trekking del 1993 color argento metallizzato, con i doppi profili blu e neri tipici delle vetture di casa Agnelli e il nome dell’Avvocato a libretto come primo intestatario, è stata aggiudicata per 37mila euro.I modelli più interessanti. Il titolo di “top lot” è andato invece alla Porsche 911 Speedster Turbolook, venduta a 190mila euro. Nell’elenco dei lotti più prestigiosi ed esclusivi anche una Porsche 993 Turbo del 1996, aggiudicata a 126mila euro, e una Fiat 500 Capri, rivisitazione della carrozzeria Castagna della storica Spiaggina, acquistata a 30mila euro, ovvero il prezzo più alto mai pagato in asta per una 500 non Abarth. Da segnalare inoltre il risultato della Talbot Sunbeam Lotus 2.20 del 1980, riscoperta in un garage dopo anni di abbandono. La vettura barn find, venduta senza riserva a 11.500 euro, rappresenta un’icona per gli appassionati di Rally e si presta sia per essere restaurata che preparata per rally storici.

Una notizia inattesa. L’entusiasmo della competizione è stato frenato dalla notizia dell’avvio del procedimento di dichiarazione di interesse culturale, da parte della Soprintendenza del Piemonte, sulla nutrita selezione di disegni di stile, bozzetti e schizzi. “Si tratta dell’ennesimo sopruso da parte della Soprintendenza, che ha notificato lotti incongruenti tra loro, con interessante valore collezionistico per l’appassionato e frutto di anni di raccolta, ma non di certo provenienti da archivi” ha commentato Filippo Bolaffi, amministratore delegato di Aste Bolaffi. “In questo modo si tarpano le ali a chi, con passione e fatica, si dedica negli anni a comporre la propria raccolta. Ritengo sia violazione della proprietà privata e sicuramente avvieremo tutte le procedure del caso. Il ministro Franceschini è già stato messo al corrente della vicenda”.

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Zenith El Primero Chronomaster 2

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Lo storico cronografo sportivo Zenith si aggiorna con un nuovo movimento, rivisto e migliorato. Due edizioni limitate, in blu o in nero

La maison Zenith Porta all’esordio una nuova versione dell’iconico movimento cronografico sportivo El Primero lanciato nel 1969. In occasione dei cinquanta anni il Chronomaster 2 è il primo modello equipaggiato con il nuovo movimento El Primero EP 3600 ad alta velocità, che porta con sé una serie di novità tecniche di rilievo. Queste sono state naturalmente introdotte tenendo in massima considerazione la sua identità e tutti gli aspetti fondamentali che ne fanno un pilastro della produzione Zenith. Il Chronomaster 2 propone il nuovo volto del classico cronografo della Casa di Le Locle. Si presenta con cassa in titanio da 42 mm di diametro che mantiene l’inconfondibile stile dell’El Primero. Questa è dotata di corona a vite e lunetta in ceramica di colore azzurro o nero a seconda della versione.

Nuovo movimento. Il calibro EP 3600 è stato aggiornato con la riduzione del numero dei componenti e, nello stesso tempo, il miglioramento dell’efficacia della cronometria e la stabilità di funzionamento. Il “motore”, con carica automatica, mantiene il classico dispositivo di smistamento delle funzioni cronografiche con ruota a colonne e l’elevata frequenza di oscillazione del bilanciere a 36.000 alternanze l’ora (sul quadrante riporta la distintiva visualizzazione del decimo di secondo). L’architettura del movimento è stata aggiornata aggiungendo nuove prestazioni e la possibilità di aggiungere inedite indicazioni e complicazioni (che vedremo sulle nuove versioni in preparazione). L’El Primero EP 3600 è ora un movimento migliore dal punto di vista della modularità e della produzione industriale. La riserva di carica del movimento è stata incrementata a 60 ore ed è stata introdotta la funzione hacking. L’EP 3600 entrerà nei listini Zenith affiancandosi al movimento originale introducendo nuove versioni contraddistinte da inedite visualizzazioni.

Due serie da duecentocinquanta esemplari. Il Chronomaster 2 visualizza, sul quadrante scheletrato, ore, minuti, secondi continui (piccolo quadrante al 9) e funzione cronografica (start e stop alle 3, reset alle 6) con pulsanti a pompa: un giro completo di quadrante in dieci secondi, 60 minuti (piccolo contatore al 6) e secondi cronografici (piccolo quadrante al 3). Alle ore 6 si incrocia anche la visualizzazione scheletrata del datario. È impermeabile fino a 100 metri di profondità. Lo Zenith El Primero Chronomaster 2 è proposto in due serie speciali da duecentocinquanta esemplari ciascuna, una blu e una nera. È corredato da cinturino in cocco cucito su caucciù in blu o nero e fibbia in acciaio. Prezzo: 9.600 euro.

Zenith El Primero Chronomaster 2 - 1Ruoteclassiche
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Assemblea generale Fiva, eletto il nuovo presidente Tiddo Bresters

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La scorsa settimana si è svolta a Cipro l’assemblea generale della Fiva, durante la quale è stato eletto come nuovo presidente l’olandese Tiddo Bresters, già presidente della Commissione Legislativa

Bresters ha raccolto il testimone dal presidente uscente, Patrick Rollet. Presente all’assemblea della Fiva (Fédération International des Véhicules Anciens) anche l’Automotoclub Storico Italiano, che ne è uscito consolidando la sua rappresentanza in seno al Direttivo internazionale: oltre a Roberto Sarzani e Palmino Poli (riconfermati presidenti delle commissioni veicoli utilitari e moto), sono stati eletti Giuseppe Dell’Aversano (commissione legislativa), Franco Daudo (commissione moto), Gianluigi Vignola (commissione tecnica), Paolo Thaon de Revel (commissione veicoli utilitari) e Francesco Tabacchino (commissione cultura e giovani).

La prima uscita ufficiale del neo presidente Bresters avverrà sabato 23 novembre in occasione del salone Milano AutoClassica, quando parteciperà a due iniziative Asi: le premiazioni degli eventi e dei Trofei 2019 e il dibattito pubblico sul motorismo storico insieme al presidente Asi, Alberto Scuro.

Winter Marathon: ufficializzato il programma dell’edizione 2020

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La macchina organizzativa della Winter Marathon è al lavoro: la trentaduesima edizione si terrà dal 23 al 26 gennaio 2020, con partenza dal centro storico di Madonna di Campiglio

La neve è scesa copiosa in questi giorni a Madonna di Campiglio anticipando un inverno davvero “bianco”. La 32° edizione della Winter Marathon si preannuncia dunque “innevata” per la gioia di organizzatori e partecipanti, che da questa classica invernale pretendono sempre adrenalina e divertimento.  Dal 23 al 26 gennaio 2020. Edizione numero 32 per la Winter Marathon 2020, la prima classica invernale che normalmente riapre i giochi della nuova stagione regolaristica dopo l’ormai breve periodo di pausa natalizio. Location tradizionalmente scelta dagli organizzatori di Vecars come punto di ritrovo della manifestazione, l’accogliente e caratteristica Madonna di Campiglio. Nel 2020 sarà il fine settimana dal 23 al 26 gennaio ad ospitare questa gara di regolarità classica per auto storiche costruite entro il 1968, oltre a una selezione di vetture di particolare interesse storico e collezionistico prodotte fino al 1976.

Una Marathon su due tappe. Sulla scia del successo delle ultimissime edizioni, la numero 32 della Winter Marathon 2020 ripropone una gara su due tappe. La prima in notturna, prenderà il via dal centro di Madonna di Campiglio alle 19.30 del giovedì, al termine di tutte le fasi di registrazione e verifiche tecniche e sportive, accompagnando gli equipaggi lungo la Val di Sole con sosta sul Passo del Tonale. La seconda, certamente più impegnativa, partirà alle 13.30 di venerdì in direzione Passo Gardena, dove si svolgerà la cena, con rientro della prima auto nella centralissima Piazza Righi dalle ore 24.00.

65 + 7 prove. Il percorso si conferma dunque rinnovato così come le location che ospiteranno i concorrenti nei momenti di sosta. Saranno 450 i chilometri totali che dovranno percorrere le impavide auto storiche, affrontando ben 13 dei temuti ma spettacolari passi del Trentino-Alto Adige. 65 invece, le prove a cronometro con cui dovranno cimentarsi, oltre alle ormai immancabili prove di media. Sei quelle previste alla Winter Marathon.

Show finale sul laghetto ghiacciato. Attesissimo poi, lo spettacolo che la Winter Marathon regala ogni anno nella giornata del sabato sul laghetto ghiacciato, dove si svolgeranno ben due trofei, tra cui il Trofeo Eberhard, la classica sfida a eliminazione diretta riservata ai primi 32 equipaggi classificati. La cerimonia di premiazione seguita dalla cena concluderà infine questa 32° edizione. Le iscrizioni sono aperte fino a domenica 22 dicembre.

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WinterRace 2020: aperte le iscrizioni all’ottava edizione

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Saranno ben 11 i passi alpini da valicare all’ottava edizione della WinterRace 2020, in programma dal 5 al 7 marzo. Un percorso impegnativo per una gara entusiasmante dunque, con il solito occhio di riguardo per ospitalità e scelta delle location

Quando le donne fanno la differenza. Le piace trovare ogni anno uno spunto diverso, per dare la possibilità a chi sceglie di partecipare più volte alla Winter Race di vivere un’esperienza diversa. Le piace coccolare gli equipaggi con i numerosi e prestigiosi cadeaux offerti dagli sponsor. Le piace che chi si iscrive a questa Superclassica possa misurarsi con gli avversari tra prove a pressostato e prove di media su strade tutt’altro che semplici, ma allo stesso tempo abbia la possibilità di rilassarsi nella perla delle Dolomiti, godersi il percorso, il buon cibo e la compagnia.  Rossella Labate, anima della WinterRace da otto anni, ha rimescolato le carte in tavola e per l’edizione del 2020 ha scelto di restare in Italia per tutta la durata della manifestazione. Nel villaggio di Babbo Natale.  Il via sarà dato sempre dalla meravigliosa Cortina d’Ampezzo, e le due tappe di venerdì e sabato si svilupperanno lungo un percorso di circa 200 km, intervallati da 66 prove a cronometro e 6 prove di media. Altra novità di questa edizione, le prove su strada chiusa al traffico nell’incantevole villaggio di Siror, nel cuore del Primiero, un delizioso paesino a soli 12 km da San Martino di Castrozza, noto per aver dato origine al mercatino di Natale più antico del Trentino, con successiva sosta proprio a Fiera di Primero.

Al via anche la V° Porsche Winter Race. Nel 2020, inoltre, saranno 11 i passi alpini da affrontare a bordo della propria auto storica, mentre sono confermati i passaggi per Corvara, Arabba e Dobbiaco. Le iscrizioni saranno aperte fino a febbraio per un massimo di 70 vetture costruite entro il 1976. Tra tante novità resta invece inossidabile la Porsche Winter Race, che nel 2020 spegnerà la quinta candelina. Partiranno al seguito i possessori di Porsche per una gara loro dedicata, con classifica e premi a parte, per un massimo di 30 vetture costruite dal 1977 ad oggi.

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